Siamo diretti in Emilia-Romagna, precisamente a Modena. Proviamo subito a fare un piccolo gioco a quiz. Quali sono le prime cose che ci vengono in mente quando si pensa a questa città? I più sportivi penseranno alla Ferrari (Maranello, la patria del cavallino rampante, si trova a pochi chilometri di distanza), i buongustai ai tortellini, ai salumi e all’aceto balsamico e i melomani al tenore Luciano Pavarotti.
In realtà Modena è tutto questo e molto di più. Il centro urbano è una piccola bomboniera. Tutto è perfettamente raccolto e passeggiare a piedi può rivelarsi la soluzione ideale anche per chi non sa rinunciare alle quattro ruote. Qui le distanze da percorrere sono davvero brevi. Ci si può tranquillamente muovere senza cartina, dato che perdersi è quasi impossibile. Tre sono le vie principali, via Emilia, corso Canalgrande e corso Canal Chiaro. Due sono le piazze più importanti, Piazza Grande e Piazza Roma. Il tour del centro cittadino parte proprio da quest’ultima.
Una piazza spaziosa circondata da edifici signorili e in mezzo il sontuoso Palazzo Ducale (anche Gian Lorenzo Bernini intervenne alla sua progettazione; suoi sono lo scalone e le ampie finestre alla sommità della torre centrale), un tempo residenza della corte estense e oggi sede della più prestigiosa Accademia Militare d’Italia. Infatti non è raro sbirciare, oltre le sbarre di maestosi cancelli, giovani cadetti mentre si esercitano, in una sincronia da fare invidia anche al migliore orologio svizzero. Se voltate poi di nuovo lo sguardo verso la piazza e vi sembra di aver già visto almeno una volta delle fontanelle sgorgare magicamente dalle lose in pietra, non vi state affatto sbagliando. La vostra acuta memoria rimanda a Piazza Castello a Torino. Solo che qui a Modena al dolce zampillio dell’acqua è stata aggiunta una passerella d’acqua che taglia verticalmente la piazza.
Continuate la vostra passeggiata percorrendo un brevissimo tratto di largo San Giorgio fino a quando non vi trovate davanti alla vetrina della Pasticceria Remondini, salotto buono della città dal 1936. Non indugiate, entrate e deliziate il vostro palato, assaggiando una delle tante prelibatezze modenesi. Si può scegliere dagli amaretti alla torta di tagliatelle oppure provare i cannoli alla crema, a cui il maestro Pavarotti pare non sapesse proprio resistere.
Dopo la pausa ad alto tasso di zucchero non vi resta che proseguire lungo Via L.C. Farini, sbucare a metà di Via Emilia, una delle strade principali per dedicarsi a uno shopping forsennato (la catena di Boutique Adani merita una sosta) e in pochi passi arriverete in Piazza Grande, dove si affaccia il Duomo, capolavoro del Romanico italiano, e la sua torre campanaria, detta la Ghirlandina, emblema della città. Nel 1997 l’intero complesso architettonico è stato dichiarato dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità. Un semplice ammonimento: scarpe comode perché la piazza è lastricata di ciottoli, che con i tacchi e tacchetti delle signore non vanno assolutamente d’accordo.
Dopo esservi riempiti gli occhi di queste meraviglie architettoniche non lasciatevi sfuggire una visita al mercato ortofrutticolo, che dista veramente a un tiro di schioppo. Chi visita per la prima volta una città, deve cercare di capirla attraverso i suoi abitanti e scoprire le loro abitudini, immergendosi nei luoghi della loro quotidianità. Allora qual è il luogo migliore se non il suo mercato? A Modena il mercato Albinelli o mercato coperto Albinelli, come viene chiamato familiarmente dagli stessi modenesi, rappresenta il cuore pulsante del centro storico.
Inizialmente fu ospitato all’aperto con banchi di venditori ambulanti in Piazza Grande, proprio di fronte al duomo. Nel 1931 il mercato fu trasferito in Via Albinelli, da qui deriva il suo nome attuale, all’interno di un’elegante struttura in stile Liberty, coperta con volute in ferro lavorato e una magnifica fontana disposta al centro.
Qui ogni commerciante poté finalmente usufruire di uno spazio più idoneo e svolgere la propria attività in condizioni di gran lunga migliori. Questo luogo ha segnato la storia e fatto conoscere le tradizioni culinarie della città. Proprio per questo nel 1997 il mercato Albinelli è stato riconosciuto monumento di interesse storico nazionale. Vi si può accedere direttamente da Piazza XX Settembre, detta “galleria del pane”, sul lato sinistro di Via Albinelli se si proviene da Piazza Grande. L’ingresso è piuttosto anonimo, non dà molto nell’occhio. Si presenta con una semplice porta a vetri che sembra accompagnarvi in un negozio qualsiasi. Dimenticatevi subito le gigantesche insegne fluorescenti dei grandi centri commerciali. Qui si respira ancora l’atmosfera delle vecchie botteghe di quartiere. Appena varcate la soglia, però, i vostri sensi verranno travolti da mille profumi e sapori.
Non abbiate fretta, soffermatevi un attimo e osservate il viavai dei passanti tra i banchi multicolori e tra le cassette degli ortolani traboccanti di frutta e verdura. Un’esperienza che vi consentirà di assaporare la vita del mercato nella sua essenza più autentica. Curiosando tra i banchi affollati, potrete individuare e se volete anche acquistare alcuni dei prodotti tipici modenesi, dall’aceto balsamico ai tortellini, dalle tigelle (dischi di pasta cotta sulla pietra e farciti con lardo, aglio e rosmarino) allo zampone, dal parmigiano al lambrusco.
Eccellenze gastronomiche, tutte made in Italy, che sono ormai entrate a pieno regime nelle ricette degli chef pluristellati. Non a caso il ristorante migliore al mondo del 2016, l’Osteria Francescana di Massimo Bottura, si trova proprio a Modena. Volete provarlo? Non subito, però, perché la lista d’attesa è davvero lunga. Suvvia, non disperate. Magari può essere l’occasione buona per tornare un’altra volta a Modena!
P.S.
In giro per il centro storico di Modena la Corte Fiorita ha potuto contare su una guida d’eccezione, una carissima amica, anzi la migliore. Sposata con un modenese e madre di un bambino, che dire splendido sarebbe troppo riduttivo. Sapete, quell’amica che puoi anche rivedere dopo mesi o addirittura anni e poi quando la incontri di nuovo, hai la percezione di non essertene mai separata. Questa è la magia dell’amicizia più vera e sincera. È superfluo che la chiami per nome, tanto immagina che non può essere altro che lei. Grazie per esserci stata, per esserci e perché ci sarai!