Catturare la verità è il modo migliore per raccontare una storia e arrivare al cuore della narrazione.

Gianluca Pallaro

Sotto il cielo plumbeo di Torino. Venerdì 4 Novembre 2016. Un giorno qualunque per tanti, non per me e il mio percorso di vita. È stata la giornata della consegna dei diplomi della Scuola Holden a coloro che hanno partecipato al laboratorio online sul racconto di viaggio con Alice Avallone, la migliore insegnante che si potesse desiderare.

Scuola Holden Torino

Non lo dico per piaggeria o secondi fini in quanto non si addice al mio carattere. Lo penso veramente perché riconosco i suoi meriti. Tutto qui. Io, Alice e le altre compagne dell’allegra brigata ci siamo conosciute per la prima volta vis-à-vis proprio venerdì scorso. Per tutti i tre mesi della durata del corso i nostri contatti sono stati esclusivamente virtuali, lo schermo di un computer era il mezzo d’interazione privilegiato. Venerdì, invece, abbiamo potuto finalmente calare la maschera, stringerci la mano, sentire le nostre voci e guardarci finalmente negli occhi senza interferenze. È stato curioso e divertente! I momenti iniziali di inevitabile timidezza si sono velocemente stemperati con la visita della scuola, la ex Caserma Cavalli, una fabbrica di bombe abbandonata da tempo e riconvertita nel 2013 in una struttura ultramoderna e funzionale.

Scuola Holden Torino

Tutto questo è stato reso possibile grazie a un mirabile restyling curato da firme autorevoli, quali l’archistar Renzo Piano e il premio Oscar Dante Ferretti per l’allestimento scenografico del General Store, che noi meno creativi chiamiamo comunemente aula magna. D’altronde le cose si fanno in grande se si vogliono fare bene e se ne hanno le possibilità. Oggi qui non si producono più bombe ma si educano, allenano e raffinano le penne di tutti coloro che con le loro parole saranno capaci di cambiare il mondo. Non essendo mai stata a Torino prima, il giorno seguente alla consegna mi sono voluta concedere un giro perlustrativo del centro cittadino, in compagnia di un carissimo amico che vive a Bra ma ha lavorato per tantissimi anni in uno dei negozi più lussuosi di Piazza San Carlo. Quindi conosce a menadito tutti i vizi e le virtù della prima capitale d’Italia. Mi ha accolto facendomi gustare il mitico bicerin (bevanda analcolica composta da caffè, cioccolata e crema di latte) in Piazza della Consolata in uno dei locali storici più famosi, Caffè al Bicerin per l’appunto.

Tipico caffè torinese

Poi ci siamo avventurati nel mercato di Porta Palazzo in Piazza della Repubblica, facendo lo slalom tra i banchi di frutta e verdura traboccanti di mille profumi e sapori. A mio parere una tappa imprescindibile per chiunque venga almeno una volta a Torino. Un caleidoscopio di colori e un tourbillon incessante di passanti tra gli schiamazzi degli ambulanti, quasi tutti stranieri. A volte mi è sembrato addirittura di essere finita in un souk e non in un comune mercato cittadino.

Mercato Torino

Lasciato il frastuono della piazza ho percorso un breve tratto di Via Barbaroux nella contrada dei Guardinfanti, un angolo più intimo e nascosto, sebbene si trovi sempre in pieno centro. Quando il nostro stomaco ha iniziato a borbottare, il mio prezioso cicerone mi ha offerto un pranzo da Parlapà, un grazioso ristorante ed enoteca in Corso Principe Eugenio. Da imperturbabile astemia quale sono, non mi sono abbandonata ai candidi effluvi del vino, preferendo una classica bottiglia d’acqua (i camerieri chiedono sempre prima di portarla: “La preferisce di frigo o fuori frigo?” Non avevo mai sentito questa espressione finora) e un magnifico piatto di vitello tonnato vecchia maniera. Una pietanza superba ed estremamente più leggera rispetto a quella che mangio solitamente in Toscana. Prima di salutarci abbiamo proseguito a passeggiare attraverso Piazza Statuto, Via Garibaldi, una delle arterie nevralgiche del centro cittadino per poi sbucare con gli occhi pieni di meraviglia in Piazza Castello, allietati dallo zampillio delle sue fontane che sgorgano magicamente dalle lose in pietra.

Torino città

Una volta rimasta sola con la mia fedele compagna di viaggio, ho terminato la giornata sotto i portici di Piazza San Carlo sorseggiando un tè fumante al caffè Stratta. Tornando verso l’albergo ho fatto quattro passi per Via Lagrange, riuscendo a intravedere le prime luci rosse della Mole Antonelliana al tramonto. La domenica mattina ho fatto un salto al mercato agricolo della Coldiretti in Piazza Palazzo di Città dove ho acquistato pasta fresca e nocciole tostate e poi mi sono diretta alla stazione Porta Nuova dove mi attendeva il treno di ritorno. Un viaggio breve, che forse non avrei mai fatto se non ci fosse stata di mezzo la passione per la scrittura. D’altronde tutti possono scrivere ma per prima cosa si deve essere capaci di osservare il mondo che ci circonda. Per me Torino è stata una palestra davvero stimolante. Alla prossima!