Immagine tratta da Corriere.it

Nel primo pomeriggio di ieri è stato tributato l’ultimo saluto con funerali solenni a Maurizio Costanzo, il grande giornalista, la cui vita ha definitivamente calato il sipario lo scorso venerdì 24 Febbraio 2023.  Ha lasciato questo mondo – come lui probabilmente avrebbe voluto – in punta di piedi, quasi sotto voce. In molti gli rimproverano addirittura senza neanche avvisare, come se si potesse decidere quando morire. I più avevano nutrito la percezione che fosse eterno perché c’è sempre stato, faceva parte della storia di tutti noi.

Con la sua scomparsa un pezzo della tv e un pezzo del nostro paese se ne sono immancabilmente andati. Da tre giorni non si fa che parlare di lui, proprio di lui che era allergico a ogni forma di celebrazione. Per fortuna è stato evitato un melenso processo di beatificazione in quanto si è preferito riservargli un intenso omaggio con una roulette di testimonianze, rivolte dai colleghi di una vita e amici storici, che con lui hanno condiviso tanti momenti della sfera professionale e privata.

Innumerevoli definizioni sono state utilizzate per cercare di delineare il talento sconfinato di Costanzo. In realtà era una personalità così poliedrica che definirla e inquadrarla era una missione quasi impossibile. È stato considerato uno dei pilastri fondanti della televisione italiana, pietra miliare del giornalismo, innovatore, rivoluzionario, inventore dei talk-show con il suo memorabile programma che portava proprio il suo nome, il Maurizio Costanzo Show, di cui ha girato circa 4.500 puntate e dove ha accolto 55.000 ospiti.

Ha intervistato tutti, dai personaggi più celebri alla gente comune, dava voce a chi intuiva avesse qualcosa di originale, mai banale da raccontare. Era un mirabile narratore dei tempi moderni. La sua televisione era l’estetica dell’imprevisto. Aveva una curiosità insaziabile che lo induceva a indagare, sperimentare e approfondire. Era uno stakanovista indefesso, si barcamenava tra programmi tv, sceneggiature, scrittura di canzoni e trasmissioni radiofoniche. Era in grado di fare tutto. Chi ha avuto l’onore e il privilegio di conoscerlo, lo ricorda come una persona autentica senza inutili orpelli, a volte brusca ma sempre schietta e mai scontata.

A tantissimi mancherà perché Costanzo era anche un inesauribile dispensatore di consigli e aveva un fiuto sopraffino nello scoprire nuovi talenti. Una delle sue principali doti era quella di saper accorciare le distanze, non aveva mai un atteggiamento giudicante. Poter partecipare al suo storico programma significava la consacrazione, era un punto di arrivo ma anche di partenza per una carriera che per molti artisti si è rivelata poi folgorante. Era un talent scout della vita.

Nonostante la veneranda età Costanzo sembrava ancora un uomo bulimico della vita, dei fatti e delle tendenze. Diceva di avere ancora tante cose belle da condividere e innumerevoli progetti da realizzare. Chi lo conosceva bene, racconta quanto fosse perennemente insoddisfatto perché per lui contava solamente la prossima cosa che avrebbe fatto. Nelle sue migliaia di interviste lui si teneva con l’irrinunciabile sgabello quasi sempre un passo indietro, restando nell’ombra, cosa che accresceva la sua infinita sensibilità d’animo. Costanzo aveva la capacità di unire più generazioni, era portavoce di un sentire comune.

Ieri l’intero mondo dello spettacolo si è riunito intorno a lui, ma la chiesa era troppo piccola per contenere l’affetto e l’amore sterminati che circondavano la figura di questo piccolo grande uomo della televisione. In questi giorni sono stati versati fiumi d’inchiostro, i palinsesti Mediaset sono stati stravolti e tutti gli hanno reso un doveroso omaggio, esprimendo la loro vicinanza ai tre figli, ai quattro nipoti e alla moglie Maria De Filippi, un’altra sua vittoriosa scoperta che non ha bisogno di presentazioni perché forse è uno di quei casi in cui l’allievo sta superando il maestro.

Un amore più che trentennale, nato in silenzio con garbate lusinghe, che ben presto si è trasformato in qualcosa di assoluto in cui non sono mai mancati stima, complicità, fiducia e dialogo. Un’alleanza suprema suggellata dall’adozione di Gabriele, figlio  adorato da entrambi. Potevano sembrare anche diversi in tutto, ma erano uniti dall’affetto più puro, indistruttibile. Sono state due anime che si sono incastrate e completate alla perfezione. Si sono riempiti la vita a vicenda senza bisogno di cercare altro.

È stato palese tra i due un reciproco appagamento totale che andava ben oltre ogni differenza anagrafica. Per riassumere la loro indissolubile sinergia, basterebbe citare una delle dichiarazioni d’amore, tra le più potenti e poetiche, che Costanzo fece qualche anno fa proprio parlando a proposito di Maria: “Sei la donna più importante che abbia mai incontrato nella cui mano vorrei morire”. Non è dato sapere se nelle ore precedenti alla sua dipartita Costanzo sia stato vigile e quanto abbia sofferto, ma l’unico augurio è quello che sia riuscito almeno a esaudire il suo ultimo desiderio. Morire mano nella mano con un semplice gesto che profuma di immortalità nel cuore di chi resta.