Il nostro viaggio “on the road” alla ricerca dei talenti creativi in salsa rosa prosegue a ritmo incalzante e sta diventando di volta in volta sempre più appassionante. In questi tempi umbratili che stiamo vivendo, una pozione magica di creatività può essere il nostro migliore antidoto contro la noia. È anche vero che, soprattutto da uno stato di estrema vulnerabilità e timore, può scaturire l’estro creativo più autentico.
Lo sa bene il personaggio di questo mese, Sara Arduini. Un’artigiana della fantasia a tutto tondo, mente creativa e operativa di Aspettaevedrai, marchio di gioielli irripetibili. Ma dove risiede la loro unicità? “Ho mani piccoline e non troppo affusolate, poco adatte a essere fotografate”, così Sara è solita descriverle ma proprio quelle mani le consentono di assemblare pezzi sbrecciati (cocci per rendere meglio l’idea) di vecchie ceramiche, gocce di vetro, pizzi e merletti per creare ciondoli e orecchini dal design moderno, ma sempre con un richiamo poetico, quasi nostalgico della vita di una volta.
Lei vuole concedere una seconda vita agli oggetti e questo sembra intrecciarsi con la filosofia su cui si basa la tecnica giapponese del Kintsugi (di cui ho parlato qui). Da una frattura può nascere una forma di maggiore perfezione estetica. Mentre i giapponesi riparano le crepe e le imperfezioni con oro liquido, Sara riunisce i singoli pezzi attraverso un puntuale lavoro manuale che restituisce una nuova luce al prodotto, rifinito infine da un sottile bordo in lega metallica argentata. Polverose soffitte di vecchie case inglesi, mercatini vintage e fiere dedicate al collezionismo in tutta Italia sono per Sara fonte inesauribile di entusiasmanti scoperte. Per la sua costante ricerca di nuovi oggetti da forgiare, lei può contare anche sulla fidata collaborazione di amici e parenti.
Ecco cosa Sara ha risposto riguardo la creatività.
Che ruolo ha la creatività nella tua vita?
Credo che la data di inizio del mio interminabile viaggio nella creatività sia riconducibile a un’estate ben precisa. Avevo all’incirca sette anni. Ho ancora nitide le immagini di lunghe trecce di lana colorata, pazientemente ricavate furtivamente da piccoli scarti dei lavori delle nostre nonne. Io e la mia amica Marianna raccoglievamo tutto nel cestino bianco in vimini della bici e pedalavamo felici, fermandoci a suonare ai nostri vicini e chiedendo loro in coro: “Volete comprare un braccialetto?”. Continuando a riavvolgere il nastro del mio passato adolescenziale, ricordo anche quando, una decina di anni dopo, mi sbizzarrivo con improbabili restyling. Tutto doveva passare sotto le mie mani, dalle scarpe ai jeans fino alle pareti e l’arredo della mia camera. La mia creatività doveva in qualche modo sfogarsi, non potevo tenerla chiusa in un cassetto. Mi piaceva sperimentare alla continua ricerca di nuovi territori espressivi. Persino i miei capelli sono stati un utile banco di prova, tra una pennellata di colore e l’altra. Quanti mesi ho trascorso a ritagliare fiori e frutta dalle riviste e comporre dei collage di immagini varie, con cui rivestire in modo originale i mobili della mia camera. Non so con quale coraggio mia mamma conservi ancora un comodino, fatto con questa tecnica. Poi in me è maturata la passione per il restauro, per la creazione di gioielli e il lavoro a maglia. Si può dedurre come fossi e tuttora sono un vulcano di creatività strabordante. Che ci posso fare se non riesco a contenerla! Dopo il tanto atteso traguardo della laurea mi sono tuffata nel mondo del lavoro. Ho iniziato un mestiere quasi-creativo che per un po’ credevo potesse essere la migliore soluzione, un “posto fisso e vicino a casa”. Di lì a poco mi resi conto che mi sbagliavo. Ho abbandonato la via sicura per inseguirne una alquanto tortuosa ma in egual misura elettrizzante. Un’attività in proprio dove ogni successo oppure fallimento fosse solo merito o colpa di me stessa. Mi ero convinta che trasformare la propria passione in una professione fosse un privilegio riservato a pochi. Nonostante ciò non mi sono lasciata intimorire e ho perseverato sulla mia strada perché il mio profondo piacere di creare non poteva più restare inascoltato. Recentemente è nato il mio progetto e ha un nome: Aspettaevedrai. Forse non è quello che farò da grande, ma certamente è una dolce e deliziosa fetta della torta di panna e fragole dei miei sogni. Dopotutto sono una creativa golosa!
Dove riesci a esprimerla meglio e perché?
“La creatività è l’intelligenza che si diverte” diceva qualcuno. E per lasciarla libera di divertirsi serve spazio e soprattutto tempo. Mi esprimo meglio quando ho a disposizione materiali stimolanti e un buon numero di ore per toccarli, ascoltarli e decidere cosa farne. Nel lavoro artigianale si è spesso vincolati alle scadenze o ai lavori su commissione e si rischia di perdere di vista la vera essenza del lavoro creativo. Dal mio punto di vista è importante concedersi momenti di pausa, riposare le mani e semplicemente fermarsi a osservare, ascoltare o leggere. Poi l’ispirazione arriva, non mettiamole fretta.
Per essere creativi bisogna essere…?
Semplicemente se stessi. Credo che ogni progetto, per quanto possa essere attentamente e dettagliatamente studiato a tavolino, abbia vita breve se non strettamente legato a ciò che siamo e alle nostre passioni. Ogni oggetto porta con sé tracce dell’anima di chi lo crea.
Ormai giunti alla conclusione di questa intervista La Corte Fiorita ringrazia infinitamente Sara per la partecipazione al progetto. La sua passione ci ha contagiato e non possiamo che augurarle di continuare a produrre perché ogni donna che crea, crea valore. Alla prossima!
Le foto presenti nel post sono state gentilmente concesse da Sara Arduini.
Indirizzi Utili
Le sue creazioni sono in vendita su Etsy
www.etsy.com/shop/aspettaevedrai
Facebook: Aspettaevedrai
Instagram: sara.aspettaevedrai