Una manciata di giorni fa ho letto in una guida tascabile, allegata al Tirreno, come il Monte Amiata rappresenti una vera e propria miniera di cose da fare un po’ durante tutto il corso dell’anno. Deliziosi borghi e paesaggi da cartolina distribuiti a diverse altitudini tra paesaggi dalle tonalità mutevoli. Il Monte Amiata in Toscana con i suoi 1738 metri di altezza sovrasta la Val d’Orcia e la Maremma e separa la provincia di Siena da quella di Grosseto. Dopo un anno e mezzo nel tunnel della pandemia, invischiata in una vita sospesa ho sentito il bisogno di regalarmi qualche giorno di relax, di evasione dalla routine. Allora ho recuperato il mio adorato trolley, togliendogli quella patina di polvere che inevitabilmente si era accumulata per il così lungo periodo di inattività, e via sono partita alla volta di Santa Fiora. D’altronde ogni tanto prendersi cura di sé è un atto spirituale. 

Inserita nella lista tra i borghi più belli d’Italia e insignita nel 2016 della bandiera arancione per il turismo grazie alla sua storia, natura, cultura e ambiente, Santa Fiora, piccolo paese dalla storia antica, è situata sul versante meridionale del Monte Amiata, arroccata su una rupe da cui nasce il fiume omonimo. Il suo centro storico,  diviso in  tre terzieri (Castello, Borgo e Montecatino) è un inno al medioevo.

Da piazza Garibaldi, cuore di questo minuscolo angolo di paradiso, il panorama sul paesaggio circostante è una vera meraviglia: qui si trovano la torre dell’Orologio, risalente al XVII secolo, e il Palazzo dei Conti Sforza Cesarini, attualmente sede del Comune. Al suo interno è ospitato anche il Museo delle Miniere di Mercurio del Monte Amiata, dove  è possibile ripercorrere la storia dei minatori che per lungo tempo furono l’anima di questo borgo. Un’altra bellezza che non mi sono assolutamente voluta perdere è la pieve delle Sante Flora e Lucilla, la più imponente chiesa del paese. Da rimanere letteralmente stupiti per la collezione di robbiane che vi è custodita: le opere d’arte di terracotta di Andrea della Robbia, dai colori vividi e brillanti, sono ancora oggi motivo d’orgoglio per il borgo.

Al di là di ciò che rimane delle mura che un tempo circondavano il terziere di Castello, quello più antico, ho potuto ammirare ancora molte meraviglie. Ho fatto una meritata sosta alla chiesa della Madonna delle Nevi, sorta sopra la sorgente del fiume Fiora, il cui scorrere lento si può osservare dal pavimento in vetro dell’edificio. L’abbondanza d’acqua, che è una delle caratteristiche principali del borgo, ha permesso alla natura di svilupparsi florida come non mai nei dintorni di Santa Fiora.  Ne è  un esempio simbolico la Peschiera Sforzesca. Si tratta di un parco-giardino rinascimentale costruito dagli Sforza, che sorge attorno a una grande vasca di acqua sorgiva, dove un tempo venivano allevate le trote. Oggi ospita un bellissimo bosco di castagni, cipressi e pini, oltre che a numerose specie ittiche, tra cui carpe e trote macrostigma e altri curiosi pesciolini esotici. L’acqua è un elemento importantissimo per la cittadina, proprio per questo motivo è conosciuta come il paese sull’acqua. 

Santa Fiora è la cornice perfetta per chi, come me, ama adottare in vacanza un ritmo di vita lento e per chi desidera recuperare un po’ di pace nel silenzio della natura. Tracce del suo glorioso passato si possono ritrovare nell’architettura, nei palazzi e nelle chiese che la costellano. Bighellonando tra le sue casette in pietra e le sue stradine strette,  sono capitata casualmente davanti a un delizioso atelier, Fior di Limone, gestito amorevolmente dalla gentilissima signora Silvana, dove ho avuto il piacere di acquistare degli articoli realizzati rigorosamente a mano. W la creatività artigianale che resiste alla modernità e sfida l’omologazione imperante!

Passeggiare per Santa Fiora è stato come ripercorrere un viaggio a ritroso nel tempo e concordo con un antico detto popolare della zona che recita: “A Santa Fiora chi ci va, ci  s’innamora”. Alla prossima!